mercoledì 13 agosto 2014

Virginia e la creatività delle donne



Non ci sono metri, accuratamente divisi in frazioni di centimetri, per poter misurare le qualità di una buona madre o la devozione di una figlia o la fedeltà di una sorella o l'abilità di una massaia. 
Intere ghirlande di parole dovrebbero illegittimamente spiccare il volo verso la nascita, prima che una donna possa dire quel che accade quando entra in una stanza. 
Le stanze sono così diverse; sono tranquille o tempestose; aperte sul mare, o al contrario sul cortile di un carcere; c'è il bucato steso, oppure splendono di opali e sete; sono dure come il crine o soffici come le piume...basta entrare in una stanza qualunque di una qualunque strada perché ci salti agli occhi quella forza estremamente complessa della femminilità. 
Come potrebbe essere altrimenti? Le donne sono state sedute in queste stanze per milioni di anni, cosicché ormai perfino le pareti sono pervase dalla loro forza creativa, che infatti soverchia talmente la capacità dei mattoni e della malta, che per forza deve attaccarsi alle penne, ai pennelli, agli affari e alla politica. Ma questa forza creativa è molto diversa da quella degli uomini
E dobbiamo dedurne che sarebbe un gran peccato se venisse ostacolata o sprecata, perché è stata ottenuta con secoli della più drastica disciplina, e non c'è niente che possa sostituirla. 
Sarebbe un gran peccato se le donne scrivessero come gli uomini, o vivessero come loro, o assumessero il loro aspetto; perché se due sessi non bastano, considerando la vastità e la varietà del mondo, come potremmo cavarcela con uno solo? L'educazione non dovrebbe forse sottolineare e accentuare le differenze, invece delle somiglianze? Perché di somiglianze ce ne sono anche troppe. 



A portrait of Virginia Woolf by her sister, Vanessa Bell. 
Photograph: Estate of Vanessa Bell/NPG/PA