domenica 20 luglio 2014

Per descrivere il fiore di mandorlo



Torno su Darwich, un autore che amo, grazie all'amica Valentina

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Per descrivere il fiore del mandorlo non mi giovano né enciclopedie
né vocabolari...
le parole mi trascinano nelle insidie della retorica,
la retorica ferisce il senso e loda la ferita
come il maschile detta al femminile i suoi sentimenti,
in che modo potrà risplendere allora il fiore del mandorlo nella mia lingua
che ne è l’eco?
Il fiore del mandorlo è trasparente come una risata d’acqua
che dalla timidezza della rugiada sboccia sui rami...
leggero come un bianco motivo musicale...
debole come l’apparire di un’idea che
spunta sulle dita
e inutilmente scriviamo...
denso come un verso di poesia che non può essere scritto
con parole.
Per descrivere il fiore del mandorlo devo visitare
l’inconscio, guidato verso i nomi dei sentimenti
appesi agli alberi. Qual è il suo nome?
Qual è il suo nome nella poetica del nulla?
Devo penetrare la gravità e le parole
per sentirne la leggerezza quando diventano
spettro sussurrante, così io divento loro e loro me,
trasparenti e bianche.
Le parole non sono patria e nemmeno esilio,
sono, invece, la passione del bianco nel descrivere il fiore del mandorlo.
Non neve né cotone, che cos’è dunque nella sua superiorità
alle cose e ai nomi?
Se l’autore riuscisse a comporre un brano
che descriva il fiore del mandorlo, svanirebbe la nebbia
sulle colline e un popolo intero direbbe:
eccole,
ecco le parole del nostro inno nazionale!


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Mahmud Darwish
traduzione dall’arabo di Fawzi Al Delmi