Ripropongo un estratto da un articolo apparso sull'Unità il 2009.
'Un impiegato colloca su una cintura meccanica diversi frammenti di
carta, facendo attenzione a che gli angoli siano ben stesi. Ogni
foglietto entra in una specie di grande scanner e inizia ad apparire
sullo schermo. Una volta entrati tutti i pezzi, un software inizia ad
assemblarli come tasselli di un puzzle. Poco dopo, compaiono sullo
schermo le immagini di fogli A-4, alcuni scritti a macchina, altri a
mano, e datati fino all’ottobre del 1989, non oltre. Sono i documenti
che furono distrutti dal Ministerium für Staatsichereit, la Stasi, alla
vigilia della caduta del muro di Berlino, il 9 novembre dell’89.
Nel 2007 gli scienziati tedeschi dell’istituto Fraunhofer ricevettero
il via libera del Governo per mettere in moto la loro macchina di
assemblaggio che avrebbe ricostruito 600 milioni di stralci di carta per
un totale di circa 45 milioni di documenti.
Quasi nello stesso momento in cui “cadeva” il muro di Berlino, gli
agenti della Stasi ricevettero l’ordine dal loro capo Erich Mielke di
distruggere tutti gli archivi e accumulare i resti di carta in sacchi da
bruciare. Il tentativo si risolse in una commedia degli errori in cui
inizialmente le macchine tritacarta si ruppero sotto la pressione
dell’enorme mole di documenti e i funzionari dovettero continuare
l’opera a mano. L’impresa aveva richiesto più tempo del previsto e
nessuno era stato in grado di organizzare dei camion che trasportassero i
16.000 sacchi al luogo in cui dovevano essere bruciati. L’opera di
distruzione fu finalmente interrotta da una manifestazione popolare e i
sacchi non andarono mai completamente distrutti.
Due anni dopo, 30 impiegati di Norimberga iniziarono a ricostruire
manualmente i documenti, armati di lente d’ingrandimento e nastro
adesivo. “Dieci anni fa abbiamo visto una trasmissione in televisione
che mostrava come gli archivi della stasi venivano lentamente
ricostruiti a mano e con un gran dispendio di energia”, spiega Bertrand
Nicolay, coordinatore dell’iniziativa alla Fraunhofer, “a partire da
quel momento ci siamo posti il problema di come risolvere questa
situazione sviluppando uno strumento”. Il software, chiamato E-Puzzler
funziona grazie alla creazione di un file d’immagine basato sulla
digitalizzazione dei vari frammenti. Come in un gigantesco rompicapo, lo
scanner ricava informazioni riguardo al colore, il tessuto,
l’inchiostro e il tipo di carattere usato nel documento.
“Grazie alle informazioni su ogni singolo pezzetto, si riesce ad
associare ad altri possibili tasselli, e come in un puzzle, poco a poco
si ricostruiscono i fogli”, spiega Beate Koch di Fraunhofer. Lo stato
ha stanziato, non senza polemiche, circa 6 milioni di euro nella
ricostruzione dei documenti della Stasi. La ragione di questo enorme
sforzo, scientifico ed economico, è che il contenuto dei sacchi potrebbe
fare luce su i nomi dei 174.000 collaboratori non ufficiali del
Ministero di Sicurezza della Germania dell’est e i 6 milioni di persone
che, si calcola, vennero spiate durante la Guerra Fredda.
La BStU non è ancora in grado di rivelare dettagli specifici del
contenuto dei documenti, però ha confermato che quelli che furono
ricostruiti a mano contenevano materiale esplosivo riguardo a diversi
aspetti dell’attività della Stasi: dalle violazioni dei diritti umani
nel trattamento dei detenuti, alle relazioni con il gruppo terrorista
armato della Germania dell’ovest, la RAF, e soprattutto la struttura
della rete degli “spioni”, nonché la loro identità. “Inoltre, il loro
contenuto potrebbe essere utile a interpretare i documenti rimasti
intatti”, spiega Sylvia Dalitz, di BStU. Il progetto di ricostruzione è
stato ostacolato da molti funzionari pubblici sulla base di motivazioni
economiche. Alcuni deputati del parlamento tedesco attuale furono membri
del partito comunista della Germania dell’est. Ma non solo: la stampa
tedesca ha avanzato l’ipotesi che numerose reputazioni di personaggi
pubblici potrebbero essere rovinate attraverso la pubblicazione del
contenuto dei documenti.
Da questa impresa ciclopica esce sicuramente vincitore il software
E-puzzler che presto potrebbe essere messo a disposizione di altre
situazioni analoghe: è stato richiesto dalle autorità di altri paesi
dell’est come la Polonia, ma anche da Argentina e Cile, paesi che
soffrirono una dittatura militare con feroce repressione del dissenso.'
This is the link of a BBC podcast regarding the E-puzzler project