mercoledì 23 luglio 2014

Cercansi Poeti

Chiamata a contributo per gli amici e lettori POETI. Abbiamo bisogno di voi per il numero di Settembre. Inviateci il vostro contributo entro il 01/09 p.v. sul tema ‘Spaesamenti’. Un argomento di ampio respiro che si presta a molte interpretazioni: lasciate fluire la parola poetica attraverso i paesaggi nei quali vi siete persi e poi ritrovati nei vostri versi. 
L’indirizzo mail per inviare i materiali è diwalirivistacontaminata@gmail.com

Qui sotto: Mario Schifano, Campo di pane, Smalto e acrilico su tela, 1984

domenica 20 luglio 2014

Per descrivere il fiore di mandorlo



Torno su Darwich, un autore che amo, grazie all'amica Valentina

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Per descrivere il fiore del mandorlo non mi giovano né enciclopedie
né vocabolari...
le parole mi trascinano nelle insidie della retorica,
la retorica ferisce il senso e loda la ferita
come il maschile detta al femminile i suoi sentimenti,
in che modo potrà risplendere allora il fiore del mandorlo nella mia lingua
che ne è l’eco?
Il fiore del mandorlo è trasparente come una risata d’acqua
che dalla timidezza della rugiada sboccia sui rami...
leggero come un bianco motivo musicale...
debole come l’apparire di un’idea che
spunta sulle dita
e inutilmente scriviamo...
denso come un verso di poesia che non può essere scritto
con parole.
Per descrivere il fiore del mandorlo devo visitare
l’inconscio, guidato verso i nomi dei sentimenti
appesi agli alberi. Qual è il suo nome?
Qual è il suo nome nella poetica del nulla?
Devo penetrare la gravità e le parole
per sentirne la leggerezza quando diventano
spettro sussurrante, così io divento loro e loro me,
trasparenti e bianche.
Le parole non sono patria e nemmeno esilio,
sono, invece, la passione del bianco nel descrivere il fiore del mandorlo.
Non neve né cotone, che cos’è dunque nella sua superiorità
alle cose e ai nomi?
Se l’autore riuscisse a comporre un brano
che descriva il fiore del mandorlo, svanirebbe la nebbia
sulle colline e un popolo intero direbbe:
eccole,
ecco le parole del nostro inno nazionale!


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Mahmud Darwish
traduzione dall’arabo di Fawzi Al Delmi



sabato 5 luglio 2014

In un ristorante di Tirli (Grosseto)


Numero di Diwali di Settembre - Spaesamenti

“Spaesamento”, è la scritta del cartello stradale che vi invitiamo a seguire, per perdervi nel tragitto, per poi ritrovarvi nelle vostre creazioni.
Quello dello spaesamento non è niente di più che un punto di vista privilegiato, che ci consente di cogliere ad arte gli oggetti della nostra esperienza. Una condizione che frequenta il paradosso, e che può renderci stranieri nel nostro paese, estranei alla nostra stessa casa. Che segnala eccentricità e mette in moto processi di decentramento creativo.
Inaspettatamente smarrito, estraneo al proprio ambiente, dentro e fuori ad un tempo, è chi si trova ad esperire spaesamento.
Spaesato è colui che non si sente cittadino a casa propria, pur senza aver ricevuto alcuna notifica di espulsione; ovvero colui che si sente perso finanche nella propria città. S-paesarsi è percorrere quindi la crepa tra l’oicos e la polys, senza decidersi sul pubblico né sul privato. In bilico tra la Legge e i propri affari. Si abita così l’assenza del diritto ad abitare il proprio mondo.
E si avverte novamente la percezione dell’inadeguatezza di artista alla propria stessa arte, come se nello spazio tra l’opera e la mano, tra il tasto e la mente, tra l’occhio e l’immagine, vigesse da sempre la legge della separatezza. Separati dall’arte come condizione stessa dell’arte, gli artisti.
Spaesati per definizione, conosciamo bene i luoghi dell’estraneità, perché straniera è sempre la nostra casa, spostati eppure a posto. Non resta che prestare attenzione al nostro esser sempre un po’ più in là dal centro, e rappresentarlo per Diwali!

Aspettiamo i vostri materiali poetici, fotografici e multimediali al consueto indirizzo di posta elettronica diwalirivistacontaminata@gmail.com

Termine ultimo per l’invio fissato al 1° Settembre 2014.

Alighiero & Boetti, Mappa, 1970, arazzo.