lunedì 30 luglio 2012

Longing for Albania

I was filled with longing for Albania
Tonight as I returned home on the trolley,
The smoke of a Partizani cigarette in the hand of a Russian
Curled bluish, twirled upwards
As if whispering to me, its compatriot,
In the language of the Albanians.


I long to stroll through the streets of Tiranë in the evening,
Where I used to get into mischief,
And through the streets where I never got into mischief.
Those old wooden doorways know me,
They will still hold a grudge against me
And will snub their noses at me,
But I won't mind
Because I am filled with longing.
I long to stroll through the lanes full of dry leaves,
Dry leaves, autumn leaves,
For which comparisons can so easily be found.


I was filled with longing for Albania,
For that great, wide and deep sky,
For the azure course of the Adriatic waves,
For clouds at sunset ablaze like castles,
For the Albanian Alps with their white hair and green beards,
For the nylon nights fluttering in the breeze,
For the mists, like red Indians, on the prowl at dawn,
For the locomotives and the horses
That huff and puff, dripping in sweat,
For the cypresses, the herds and graves
I was filled with longing.
I was filled with longing
For the Albanians.


I was filled with longing and swiftly journey there,
Flying over the mists, as over desires.
How far and how beloved you are, my country.
The airport will tremble with the droning,
The mists will hang in suspense over the chasms.
Surely those who invented the jet engine
Must have been far from their country once.


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Ismail KADARE

(Moscow 1960)



[Malli i Shqipërisë, from the volume Shekulli im, Tirana: Naim Frashëri 1961, translated from the Albanian by Robert Elsie, and first published in English in An elusive eagle soars, anthology of modern Albanian poetry, London: Forest Books 1993, p. 79]

venerdì 27 luglio 2012

new Neruda

Segnalo questa raccolta di poesie di Pablo Neruda con testo a fronte.
Un'edizione BUR molto interessante con i disegni realizzati da Davide Toffolo (Tre allegri ragazzi morti).
Una testimonianza della modernità e dell'attualità dell'opera...
nonché del fatto che leggere poesia può essere una cosa molto cool, hipster, in.

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martedì 24 luglio 2012

I die of love for him

I die of love for him, perfect in every way,
Lost in the strains of wafting music.
My eyes are fixed upon his delightful body
And I do not wonder at his beauty.
His waist is a sapling, his face a moon,
And loveliness rolls off his rosy cheek
I die of love for you, but keep this secret:
The tie that binds us is an unbreakable rope.
How much time did your creation take, Oh angel?
So what! All I want is to sing your praises.

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Abu Nuwas
Love in bloom
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sabato 21 luglio 2012

Papaveri a Luglio

Piccoli papaveri, piccole fiamme d'inferno,
Non fate male?

Guizzate qua e là. Non vi posso toccare.
Metto le mani tra le fiamme. Ma non bruciano.

E mi estenua il guardarvi così guizzanti,
Rosso grinzoso e vivo, come la pelle di una bocca.

Una bocca da poco insanguinata.
Piccole maledette gonne!

Ci sono fumi che non posso toccare.
Dove sono le vostre nauseabonde capsule oppiacee?
Ah se potessi sanguinare o dormire! -
Potesse la mia bocca sposarsi a una ferita così!

O a me in questa campana di vetro filtrasse il vostro liquore,
Stordente e riposante.

Ma senza, senza colore.

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Sylvia Plath
Poppies in July, 1962
Traduzione dall'inglese a cura di Giovanni Giudici
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Tamam Al-Akhal, 2004

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Little poppies, little hell flames,
Do you do no harm?

You flicker. I cannot touch you.
I put my hands among the flames. Nothing burns

And it exhausts me to watch you
Flickering like that, wrinkly and clear red, like the skin of a mouth.

A mouth just bloodied.
Little bloody skirts!

There are fumes I cannot touch.
Where are your opiates, your nauseous capsules?

If I could bleed, or sleep! -
If my mouth could marry a hurt like that!

Or your liquors seep to me, in this glass capsule,
Dulling and stilling.

But colorless. Colorless.

martedì 17 luglio 2012

Nobel

Questi i premi Nobel per la Letteratura del nostro paese:

Giosuè Carducci
Grazia Deledda
Luigi Pirandello
Salvatore Quasimodo
Eugenio Montale
Dario Fo

Nel 2009 la Provincia di Bolzano pubblica un interessante fascicolo PDF scaricabile da questo link:

download/Pagine_illustri.pdf


E'una panoramica essenziale e chiara sugli autori.



Wikipedia ha delle tabelle molto ben fatte su tutti i Nobel:

wikipedia.org/Premio_Nobel_per_la_letteratura

mercoledì 11 luglio 2012

Finch'è ancora tempo, mio amore

Finch'è ancora tempo, mio amore,
e prima che bruci Parigi
finch'è ancora tempo, mio amore,
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti

sul Lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi verso Notre Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia, paura e stupore
piangere silenziosamente
e le stelle piangerebbro
mescolate alla pioggia fine.

Finch'è ancora tempo, mio amore,
e prima che bruci Parigi
finch'è ancora tempo, mio amore,
finché il mio cuore è sul suo ramo
questa notte di maggio lungo la Senna
sotto i salici con te, mia rosa,
sotto i salici piangenti flosci di pioggia
ti direi due parole le più dette a Parigi
le più ripetute le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.


In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
adese

coi loro muri al chiaro di luna
le loro finestre dritte che dormono in piedi

e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.

Finch'è ancora tempo, mio amore,
e prima che bruci Parigi
finch'è ancora tempo, mio amore,
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio, nei depositi del Lungosenna
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
- verso il Belgio o verso l'Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.

Finch'è ancora tempo, mio amore,
e prima che bruci Parigi
finch'è ancora tempo, mio amore.

---

Nazim Hikmet, 1958

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sabato 7 luglio 2012

Correspondances

La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiers.

Comme de longs échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.

II est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
- Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,

Ayant l'expansion des choses infinies,
Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.

---

 
La Natura è un tempio, e ha colonne viventi
che un mormorar confuso di parole riversano:
l’uomo va, e foreste di simboli attraversa
che lo scrutano con occhi familiari e intenti.

Come lunghi echi che da lontano si fondono
in una tenebrosa unità e immensa,
profonda come notte e come luce intensa,
i profumi i colori i suoni si rispondono.

So di profumi freschi come carni d’infanti,
come l’oboe soave, simili a prati verdi,
altri conosco densi e corrotti e trionfanti,

che s’espandono come le cose ove ti perdi,
e sono il benzoino, l’ambra, il muschio, l’incenso:
tutti cantano gli slanci dell’anima e del senso. 

---
Charles Baudelaire
Les fleurs du mal, 1857



giovedì 5 luglio 2012

Girovago


    Campo di Mailly maggio 1918

In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare.

A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto.

E me ne stacco sempre
straniero.

Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute.

Godere un solo
minuto di vita
iniziale.
Cerco un
paese innocente.

---
Giuseppe Ungaretti
L'allegria, 1931



domenica 1 luglio 2012

Caronte

  Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: «Guai a voi, anime prave!
       Non isperate mai veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.
       E tu che se’ costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti».
Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
       disse: «Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti».
       E ’l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».
       Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote.
       Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che ’nteser le parole crude.
       Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l’umana spezie e ’l loco e ’l tempo e ’l seme
di lor semenza e di lor nascimenti.
       Poi si ritrasser tutte quante insieme,
forte piangendo, a la riva malvagia
ch’attende ciascun uom che Dio non teme.
       Caron dimonio, con occhi di bragia,
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s’adagia.
       Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,
       similemente il mal seme d’Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo.
       Così sen vanno su per l’onda bruna,
e avanti che sien di là discese,
anche di qua nuova schiera s’auna.
       «Figliuol mio», disse ’l maestro cortese,
«quelli che muoion ne l’ira di Dio
tutti convegnon qui d’ogne paese:
       e pronti sono a trapassar lo rio,
ch‚ la divina giustizia li sprona,
sì che la tema si volve in disio.
       Quinci non passa mai anima buona;
e però, se Caron di te si lagna,
ben puoi sapere omai che ’l suo dir suona».
       Finito questo, la buia campagna
tremò sì forte, che de lo spavento
la mente di sudore ancor mi bagna.
       La terra lagrimosa diede vento,
che balenò una luce vermiglia
la qual mi vinse ciascun sentimento;
      e caddi come l’uom cui sonno piglia. 

---
Dante Alighieri
Inferno, Canto III