mercoledì 11 luglio 2012

Finch'è ancora tempo, mio amore

Finch'è ancora tempo, mio amore,
e prima che bruci Parigi
finch'è ancora tempo, mio amore,
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti

sul Lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi verso Notre Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia, paura e stupore
piangere silenziosamente
e le stelle piangerebbro
mescolate alla pioggia fine.

Finch'è ancora tempo, mio amore,
e prima che bruci Parigi
finch'è ancora tempo, mio amore,
finché il mio cuore è sul suo ramo
questa notte di maggio lungo la Senna
sotto i salici con te, mia rosa,
sotto i salici piangenti flosci di pioggia
ti direi due parole le più dette a Parigi
le più ripetute le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.


In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
adese

coi loro muri al chiaro di luna
le loro finestre dritte che dormono in piedi

e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.

Finch'è ancora tempo, mio amore,
e prima che bruci Parigi
finch'è ancora tempo, mio amore,
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio, nei depositi del Lungosenna
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
- verso il Belgio o verso l'Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.

Finch'è ancora tempo, mio amore,
e prima che bruci Parigi
finch'è ancora tempo, mio amore.

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Nazim Hikmet, 1958

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